L’agricoltura è in crisi. L’Italia ha bisogno di acqua. Nelle campagne italiane la situazione è drammatica: le aziende agricole difficilmente faranno reddito a causa dell’emergenza idrica e al caro energia.
Il settore agricolo è in ginocchio per mancanza d’acqua
La fortissima riduzione delle piogge nel 2022 ha avuto un impatto devastante sulle produzioni nazionali che fanno segnare cali del 45% per il mais e i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, del 20% per il latte nelle stalle con le mucche stressate dal caldo afoso, del 30% per il frumento duro per la pasta nelle regioni del sud che – sottolinea la Coldiretti – sono il granaio d’Italia.

Gli agricoltori sono tra i più colpiti, viste le limitazioni ai prelievi di acqua concordate nei giorni scorsi, e che potrebbero essere rafforzate come richiesto dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po. Coldiretti ha stimato in tre miliardi i danni subiti fino a oggi dal settore. Una situazione sulla quale pesa in maniera determinante la mancanza di una rete di invasi capace di trattenere l’acqua della pioggia. Ogni anno l’Italia butta via 500mila metri cubi di acqua al minuto che potrebbero invece garantire una riserva idrica a cui attingere nei momenti di siccità con più di un quarto del territorio nazionale (28%) che è a rischio desertificazione.
La sofferenza del Po
Il simbolo della gravissima crisi idrica il Po, il più grande fiume italiano, con i livelli ai minimi da settant’anni e la risalita del cuneo salino che minaccia le colture. Il Po è praticamente irriconoscibile, una grande distesa di sabbia che occupa la gran parte del letto del fiume, mentre i grandi laghi del nord che servono come riserve di acqua per le popolazioni e l’agricoltura sono ancora ai minimi, con il Maggiore pieno solo al 34% e quello di Como sceso a poco più del 7% con una tendenza al calo dei livelli che riguarda anche il Garda che resiste a poco più del 50% di riempimento.